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Schio – Italia

Quando il medico gli ha comunicato che non avrebbe potuto avere figli, R.D., cinquantenne, della zona di Schio, gli ha risposto con stupore: «Ma come, se ne ho già uno grandicello?» «Guardi che con la sua patologia congenita lei non ne può avere, mi creda, la sua malattia parla chiaro», gli ha replicato deciso il dottore verificando i risultati delle analisi eseguite all’ospedale.

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All’uomo non è rimasto che tornare a casa, sconfortato, e affrontare quella che da un anno era diventata l’ex moglie con la quale era ai ferri corti per via di una separazione complicata, dicendole a muso duro: «Il medico mi ha detto che non posso avere bambini, ma allora di chi è quello che credevo fosse mio figlio?».

Quel giorno la tensione era al massimo. Il momento era angosciante. Urla, lacrime, accuse di infedeltà ripetute con il condimento di parole irripetibili. Da una parte e dall’altra. Una bolgia verbale.

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Quindi c’era stata la confessione della donna che certificava una verità scentifica. «Sì, è vero, non è figlio tuo, l’ho concepito con tuo fratello con il quale ho avuto una storia», la signora gli ha risposto agitatissima supplicando perdono, ma scolpendo con quelle parole la verità di un comportamento indecente.

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E proprio perché l’imputato non era il padre naturale, R.D. è stato assolto dal giudice Cristina Bertotti dall’accusa di non avere versato gli alimenti per qualche mese nel corso del 2006 all’ex moglie S.S., 40 anni, la quale con «accanimento vergognoso» – come ha sostenuto il pm d’udienza Stefano Conte – lo aveva denunciato per non avergli consegnato per qualche mese gli alimenti del ragazzino.

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«Il mio cliente per senso di responsabilità per più di un anno ha versato un assegno di mantenimento dal quale in teoria sarebbe stato esentato allorché ha scoperto di non essere il padre – ha spiegato l’avv. Alessandra Toldo -, pur tuttavia ha proseguito, ma quando ha perso il lavoro non è stato più in grado di far fronte al versamento dei 250 euro mensili. Ciò nonostante è stato querelato per una violazione che comunque non ha commesso perché il comportamento dell’ex moglie si commenta da sé».

In aula l’ex compagna ha ripetuto la sua versione, ma verso la fine è stata interrotta dal giudice che ha ritenuto superfluo proseguire l’audizione.

L’operaio è stato assolto con la formula più ampia del “fatto non sussiste” per l’ipotetica omissione nei confronti della signora infedele, e del “fatto non costituisce reato” per gli alimenti non corrisposti per il figlioletto perché dopo la separazione aveva appreso, con inevitabile angoscia, non solo che la compagna gli aveva messo le corna nientemeno che col fratello, ma che ci aveva fatto assieme quel figlio che per diversi anni era stato il suo orgoglio. Appunto, quello dell’ex era stato un “accanimento vergognoso” chiedergli di pagare gli alimenti per quel figlio che non era mai stato suo.

Scene di vita vera, non la sceneggiatura di un film.

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