“Canta che ti passa” è un modo di dire molto diffuso nella lingua italiana colloquiale.
E’ un invito a non spaventarsi e a curare le preoccupazioni e i timori con il canto. L’espressione pare sia stata incisa su una trincea durante la prima guerra mondiale da un soldato il cui nome non è sconosciuto: l’ufficiale e scrittore Piero Jahier la trascrisse come epigrafe di una raccolta di Canti del soldato (Milano, 1919).
Jahier nella prefazione firmata con lo pseudonimo di Pietro Barba, parla del «buon consiglio che un fante compagno aveva graffiato nella parete della dolina: canta che ti passa».
In realtà, ai giorni nostri, la musica è entrata a far parte di tutti i campi della vita sociale, ma almeno la varietà dei generi musicali non manca.
La musica, dunque, rappresenta il mezzo per eccellenza attraverso cui si trova il relax ed è anche il modo più adatto per esprimere le emozioni che non si riescono a descrivere concretamente.
La musica è usata anche in campo medico: infatti è un ottimo elemento per tenere in contatto il conscio con l’inconscio perché essa è un mezzo di comunicazione che arriva anche dove le parole sembrano inaccessibili. In realtà sin dall’antichità la funzione terapeutica del canto è nota, e ha ispirato miti come quelli del cantore Orfeo.
Che dire….cantiamo!
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