Il gioco non vale la candela è un’espressione idiomatica della lingua italiana. La locuzione è utilizzata quando si vuole esprimere la propria riluttanza a compiere un sacrificio che non farà ottenere un utile proporzionato.
Questa espressione è di origine medievale (del XVI secolo secondo altre fonti). A quei tempi era necessario usare candele o lampade ad olio per qualunque attività notturna e il costo delle candele, specialmente per le classi sociali più basse, poteva diventare una spesa considerevole.
Era quindi consuetudine, per i giocatori di carte, lasciare una piccola somma (o a volte una vera e propria candela) al proprietario della casa che li ospitava o all’oste della locanda.
Il modo di dire si diffuse rapidamente tra i giocatori d’azzardo, per indicare partite in cui si era perso molto denaro o nelle quali le vincite erano state così basse da non coprire nemmeno la piccola spesa lasciata per la candela.
Da dire anche il fatto che la frase ha origini religiose, un mondo dove la candela ha molteplici significati. Originariamente infatti l’espressione era “il santo non vale la candela”: ovvero il santo che non era in grado di fare miracoli e per questo non meritava neanche di aver acceso un cero.
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